Nel 2018 la produzione globale di vino è cresciuta del 14% raggiungendo i 282 milioni di ettolitri. L’Italia è rimasta saldamente in cima al podio dei produttori, seguito da Francia, Spagna e Stati Uniti. Una filiera che impegna 1,3 milioni di persone e che genera 6,2 miliardi di euro di export. Eppure, rischiamo di perderci un tassello evolutivo che presto sarà essenziale per far sì che l’Italia resti al vertice del settore vinicolo: le startup.
Modello di riferimento è la Francia che ha investito nello “Smart Agrifood” creando terreno fertile grazie a finanziamenti mirati ed iniziative specifiche come la “WineTech”.
“Wineta”, “Goot” e “10-wine” sono solo tre dei molti esempi di start up innovative transalpine.
I produttori italiani devono saper cogliere principalmente due trend globali: l’importanza della qualità lungo tutta la filiera e la personalizzazione sia del prodotto che delle modalità di consumo. Da un lato tecnologie quali IoT e sensoristica applicate in fase produttiva consentono ai produttori di migliorare sempre di più la qualità del prodotto, dall’altro, applicazioni digitali a supporto della vendita consentono d’intercettare ed integrare nel proprio processo di innovazione le nuove esigenze di consumo quali ad esempio quello monodose.
La rivoluzione digitale è la chiave per mantenere e consolidare nel tempo la posizione di leadership globale nel settore vitivinicolo.
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Massimiliano Di Marco | Forbes Italia | 16 Aprile 2019