Da un capo all’altro delle nostre metropoli in 20 minuti

All’inizio del terzo millennio le città stanno vivendo un periodo di profonda transizione: «oggi le nostre “city” non sembrano ancora smart, assomigliano più a una giungla urbana, sono affollate ed estremamente trafficate. Basta pensare che a Roma le persone ogni mattina restano imbottigliate nel traffico per oltre  un’ora. E non va meglio in Germania o in Francia» riconosce Eberhard Weiblen, CEO di Porsche Consulting.
Nel futuro invece, una città potra essere attraversata  «in appena 20 minuti, e sarà in grado di offrire servizi integrati e un’alta qualità di vita  alle persone, che verranno sempre messe al centro» continua il CEO. Tutto ciò verrà reso possibile grazie allo sviluppo della cosiddetta mobilità  verticale oltre che dei servizi di sharing e dei nuovi collegamenti urbani, intesi per il trasporto sia di merci sia di persone. Secondo lo studio Porsche Consulting le prospettive sono sorpendenti: entro il 2035 nei nostri cieli sfrecceranno circa 15 mila taxi volanti e droni, velivoli progettati per trasportare persone  e per consegnare pacchi o lettere. Un mercato che in circa quindici anni potrà valere 74 miliardi di dollari.

Proprio Milano è secondo Weiblen sulla buona strada per diventare una smart city. A giocare a suo favore è sia la buona posizione che la rende raggiungibile in poche  ore da tutta Europa, sia il fatto che sia ricca di aziende attente alle trasformazioni tecnologiche.
«Il tema delle smart cities non si lega solo ai trasporti, riguarda la domotica, il risparmio energetico, lo sviluppo di infrastrutture, la lotta alla burocrazia, la  digitalizzazione della pubblica amministrazione. E poi da baby boomer sento vicino il tema dell’invecchiamento della popolazione ». Se è vero che voleranno in air taxi è anche vero che i cittadini di domani saranno sempre più anziani e quindi sensibili ai  temi sanitari. «Ci saranno nuove necessità a cui rispondere e una città smart per essere tale dovrà saper rispondere alla sfida», conclude Weiblen.

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Diana Cavalcoli | Corriere della Sera | 29 Aprile 2019