L'IA in cantiere

Prefabbricazione e digitale per alzare la produttività anche nelle costruzioni

06.06.2024 | Articolo

Roma. Cosa hanno in comune Porsche Consulting e l'Ordine degli architetti di Roma? Nulla, salvo che, per una curiosa coincidenza più che per un'esplicita alleanza, si ritrovano sulla stessa barricata a rilanciare le virtù dell'edilizia off site. Quella che una volta (ma ancora oggi) si chiamava prefabbricazione e che in Italia non ha mai avuto un grande successo proprio per la grande enfasi, politica, imprenditoriale, produttiva, sempre data al cantiere. La centralità del cantiere anche rispetto alla centralità del progetto, un carattere che si è portato dietro molti vizi italiani.

La rivoluzione digitale, però, il Building information modeling (Bim) e le stampanti 3D applicate anche a grandi manufatti, hanno riaperto uno spazio per un processo produttivo in piena trasformazione che può consentire recuperi di produttività dell'ordine del 30 per cento – come ha detto l'amministratore delegato di Porsche Consulting, Josef Nierling, al Festival dell'economia di Trento – e la realizzazione di progetti di altissima qualità architettonica con la chiave della sperimentazione e lo sfruttamento economico dei brevetti progettuali da parte del progettista – come ha spiegato il presidente dell'Ordine degli Architetti di Roma Alessandro Panci al convegno "Architettura offsite: il futuro tra prefabbricazione, creatività e riduzione del rischio in cantiere", che prelude all'apertura della mostra "che intende celebrare le invenzioni di Renzo Piano, Antonio Citterio, Benedetta Tagliabue, Matteo Thun, Carlo Ratti, Pier Luigi Nervi, Riccardo Morandi, Achille Castiglioni, Gio Ponti, Ettore Sottsass". Alfieri del trionfo del made in Italy.

Ma partiamo da Porsche Consulting che prova a trasferire logiche industriali sui processi edilizi. L'avvio del discorso regge su tre numeri: l'8 per cento di aumento della produttività nel settore manifatturiero negli anni 1995-2022 è dato da un +32 per cento dell'industria in senso stretto e da un 19 per cento delle costruzioni. La differenza abissale è data, in gran parte, dalla digitalizzazione e automazione robotica che nell'industria – e in particolare in quella automobilistica – ha già modificato radicalmente i processi produttivi e nelle costruzioni non è invece ancora riuscita a intaccarli, proprio perché – si dice nel settore rivendicando un tratto quasi artigianale – "ogni cantiere è un unicum". 

Per fare il salto occorre importare processi da tempo messi a regime nell'industria automobilistica: il Bim e il digital twin che consentono di gestire e tenere sotto controllo forniture, costi, tempi, quantità, partnership; l'Intelligenza artificiale che – dice Nierling – "supporta le decisioni progettuali e aiuta a prevedere i rischi "e si può estendere alle infrastrutture "grazie a database supportati da IA per l'analisi del comportamento della popolazione a supporto delle scelte infrastrutturali"; ancora la stampa digitale 3D che "consente di produrre componenti personalizzati e accelerare il processo di produzione"; tecniche di realtà virtuale e realtà aumentata che supportano la presentazione visiva dei progetti consentendo di identificare gli errori. E se per il manager tutto questo si traduce nella sfida di "accelerare le opere del Pnrr" o "ridurre del 30 per cento i costi delle scuole", molto concretamente può risolversi nell'efficientamento dei processi manutentivi, nel monitoraggio continuo dei fattori di rischio e nella crescita della produttività. 

Panci arriva a conclusioni convergenti partendo da un punto di vista assai diverso, non i parametri capitalistici e manageriali della produttività, ma il valore del progettare. "La prefabbricazione – dice – può aiutare il lavoro nei cantieri. Non è solo prodotti standard, non significa utilizzare una tecnica ripetuta nel tempo, ma si tratta di progetti veri e propri che permettono di controllare all'interno degli stabilimenti buona parte di ciò che viene realizzato". Poi il messaggio si fa esplicito e assume quasi i toni di una campagna che comunque ha nel mirino la vecchia edilizia destinata a tramontare. "Avere un cantiere che ricorre alla prefabbricazione – dice Panci – vuol dire, primo, avere tempi di realizzazione estremamente brevi perché gran parte del lavoro è svolto in ufficio o negli stabilimenti, e questo è fondamentale in questa fase caratterizzata dal Pnrr e, secondo, garantire maggior sicurezza nelle aree di cantiere. Inoltre la prefabbricazione permette di sperimentare, cosa che in cantiere, non è così semplice, e quindi di migliorare". La strana alleanza, forse, in fondo, non è così strana nel mondo che corre.

 

Giorgio Santilli | Il Foglio | 06.06.2024

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